Menu

Discographies

Desert Trolls

Release Date: 19 March 2010
Available now on:

L’album

Desert Trolls”, il primo lavoro discografico dei Final Step, contiene composizioni originali, spesso ispirate da loop di rumori, percussioni o effetti vari, campionati e lavorati al computer, sui quali sono arrangiate melodie di raffinato stampo jazzistico. Le ritmiche dei brani affondano le loro radici nel rock, nel funk e nel blues, unendo così generi musicali diversi ma interscambiabili, in una miscela moderna ed elettrica sempre in continua evoluzione e mai uguale, capace di catturare l’attenzione e l’ascolto del pubblico durante i concerti.

Il progetto

Il progetto, avviato nel 2003 da Matteo Finali (chitarra elettrica), propone musica di qualità nell’ambito del progressive-jazz. La formazione esegue composizioni originali, con melodie di raffinato stampo jazzistico e spazi d’improvvisazione, le cui ritmiche affondano nelle radici della musica etnica, del rock, del funk e del blues.
La band che registra il primo disco è composta da Matteo Finali (guitar), Max Pizio (sax & Akai EWI), Rocco Lombardi (drums), Gian-Andrea Costa (bass) e Frank Salis (hammond & keyboards).

Album Review

Quel buon sapore di fusion
Il gruppo ticinese Final Step riprende la bandiera del jazz elettrico

Un amico ci confidava di aver perso di vista da un po’ di tempo la scena jazz. Le sue ultime frequentazioni risalivano alla metà degli anni ’90. «Ma che fine ha fatto la fusion?» chiedeva. Buona domanda. Quel genere sembra oggi assolutamente fuori moda. Per chi ne ha conosciuto l’epoca gloriosa, un periodo che potremmo situare tra la fine degli anni ’70 e l’ultimo lustro del XX secolo, il nome indicava un jazz fortemente elettrificato, una fusione tra i timbri del rock progressivo e le strutture armonico-melodiche dell’hard-bop. Tutta la musica insomma che era uscita dalla splendida officina di Miles Davis: Joe Zawinul, Chic Corea, John McLaughlin come capiscuola.
«Fusion», in realtà, è un termine che ha allargato i suoi termini di riferimento: tutta la musica di qualità, oggi, vanta qualche grado di «fusionalità» più o meno rispettabile, più o meno definibile. Il massimo esempio è certamente quello di Joe Zawinul, grande sacerdote della fusion, ma oggi sembra essersi persa la saporita identificazione «rocchettara» che eravamo soliti riconoscerle.
Questo lungo preambolo, viziato da un po’ di nostalgia, è nato durante l’ascolto in anteprima di un album, realizzato dal chitarrista ticinese Matteo Finali. Il suo Desert trolls (Tetraktys Music, 2010) è una sorta di tuffo nel passato, un quasi revival di un genere musicale poco praticato. Affiancato da un quartetto veramente eccellente di giovani musicisti nostrani (l’onnipresente Max Pizio ai sassofoni, Frank Salis alle tastiere, Gian Andrea Costa al basso e Rocco Lombardi alla batteria) Finali propone un repertorio originale che ci riporta con affetto alle atmosfere d’antan e alla verve del suo maestro, il grande Scott Henderson, in person. Finali è infatti uno dei pochissimi ticinesi che sia stato a respirare l’aria d’America: formatosi nel prestigioso Musicians Institute di Los Angeles, ha potuto incontrare alcuni grandi della fusion, come lo stesso Henderson e come Gary Willis, suo partner nella funambolica formazione dei Tribal Tech. Desert trolls richiama in molti momenti proprio quell’estetica, fatta di ritmi spigolosi e funky, di assoli lancinanti e funambolici (in cui Pizio, come sempre, svetta) ma anche di passaggi sognanti e raffinati. Un disco ben fatto e ben suonato, che potrebbe incuriosire chi è abituato a pensare rock e jazz in ambiti separati: insieme possono ancora sorprendere.
- Alessandro Zanoli, L'azione